Tragicomico sulla ricerca del lavoro...
Marcello e l’albero
C’era una volta... Marcello, o meglio, essendo questa una storia moderna, potremmo dire per esempio... c’era un oggi, anzi, c’è oggi, o domani, oppure ci sarebbe potuto essere, ammesso che sia mai esistito, se non nella fantasia, o nei luoghi comuni... insomma... Marcello...
Forse sarebbe meglio iniziare il racconto in un modo un po’ più informale, senza ricorrere sempre all’abusata formula “C’era una volta”. Iniziamo col soggetto protagonista...
...Marcello era un ragazzo di circa diciotto anni, aveva un carattere tranquillo e durante gli studi non aveva mai avuto grossi problemi, se ne deduce che benchè non fosse uno scienziato non era neanche del tutto stupido... era nella media... come nella media era la sua altezza, il suo tenore di vita, la grandezza della sua casa e del paese in cui viveva. Una persona normale che conduceva una vita normale. Dopo la scuola come tutti i ragazzi normali frequentava i suoi amici, faceva sport, andava nei prati col suo cane, usciva il sabato sera e tornava tardi, usciva le altre sere e tornava un po’ più presto, e a volte, come ogni ragazzo normale studiava anche.
Marcello viveva con i genitori e un fratello più piccolo in un paese che prima ho definito “nella media” rischiando di destare nei lettori più attenti la domanda: - Ma quale sarebbe la grandezza di un paese “nella media”? – La risposta è: - Quella che nel nostro immaginario è la grandezza media di un paese! – Magari per un abitante di New York sarà un paesino di otto milioni di abitanti, per chi invece abita in una piccola frazione sarà magari di 80 abitanti, la stessa cosa vale per l’altezza media se la si chiede a un Vatusso e a un Pigmeo, Il reddito se lo si chiede a un politico e a un lavoratore interinale, la grandezza della casa se la si chiede a un calciatore e a un terremotato che vive da 20 anni in un container ecc... E’ una favola, abbiamo il diritto-dovere di lavorare un minimo con la fantasia, quando faranno il film potrete stare imbambolati lasciando che sia il regista a decidere in quanti metri quadri vive il calciatore medio.... ma questa è un’altra faccenda.
Torniamo a Marcello... la storia inizia quando egli, finita la scuola superiore, assolto l’obbligo scolastico, stanco di passare il tempo sui libri, decide di non iscriversi all’Università, come invece tutti i suoi amici intenzionati a non prendere ancora in mano le redini del proprio destino avevano fatto, e inizia a cercare un lavoro.
Il periodo non era il più propizio: era luglio e, come è nella natura umana, nelle aziende come negli enti pubblici, a partire dal direttore, per finire ai fattorini, il pensiero più frequente è rivolto alle tanto sospirate vacanze, tanto che, i siti internet più consultati durante le ore di lavoro non sono certo quelli per “gli addetti” ma sono quelli dei viaggi Last minute o dei voli Low cost. Allo stesso modo la capacità decisionale alle volte tende allo zero e tutto il rimandabile viene preso in considerazione a settembre, quando lo stress è stato scaricato e ci si è ritemprati in qualche località esotica.
Ma il ragazzo ancora fresco di studi questo non lo sapeva...
Il Curriculum
La prima cosa da affrontare era la scrittura del curriculum, cosa che si può compilare a tanti livelli, è come il biliardo. Un giocatore inesperto si preoccupa di tenere in mano la stecca correttamente, di colpire la propria biglia, e che essa tocchi quella dell’avversario... se essa andrà a fare punti o se le due biglie una volta ferme si troveranno in una posizione strategica non sfiora minimamente la mente del novizio... per non parlare del gioco di sponda che sembra pura fantascienza. Il giocatore esperto invece dà ormai per scontato tutta una serie di cose e la sua attenzione si focalizza invece sul punteggio, sulla copertura ( quando le biglie non sono a diretto contatto ma bisogna giocare di sponda, in modo il tiri per l’avversario più complicato) e, se si vuole essere davvero virtuosi, sulla spettacolarità del tiro, puro vezzo del professionista.
Allo stesso modo il compilatore di curriculum può vantare di diversi gradi di bravura, i peggiori , i più inesperti, otterranno un “minestrone di dati”, in cui il riuscire ad estrapolare le notizie essenziali per valutare il profilo del candidato è affidato alla bravura di chi lo legge, questo naturalmente è il primo livello, fino ad arrivare ad una sorta di professionismo, tanto che grazie a piccole minuzie e aggiustamenti, il curriculum conterrà esattamente i requisiti richiesti dall’azienda, sarà preciso e di facile lettura e, come il campione di biliardo si pavoneggerà dopo aver fatto un tiro da sei sponde arrivato a segno, così si sentirà lo scrittore di curriculum senior dopo aver ricevuto i complimenti per l’impaginazione originale e la grafica accattivante...
Il curriculum di Marcello, non sapendo di non sapere, risultò poco più di un sincero e genuino minestrone fatto con le verdure fresche dell’orto.
Fu stampato in più copie e mandato a caso a tutte le aziende dalla A alla F della zona, senza specificare neanche il tipo di lavoro che Marcello era disposto a svolgere... in effetti l’unica cosa che sembrava volesse dire era: IO ESISTO!. Era a metà tra un curriculum e un grido d’aiuto chiuso in una bottiglia e lanciato in mare alla deriva.
Perchè nelle aziende dalla A alla F e non, dato che c’era, arrivare in fondo fino alla lettera Z?
Perchè la sera prima di spedire le buste Marcello l’ aveva passata in una birreria e il giorno dopo gli averi mensili del giovane non coprivano tutto l’alfabeto... Ma si era ripromesso di pensarci il mese successivo a finire il lavoro.
L’aziendina
Una volta imbucate, il solo, unico e inesorabile destino di quel mazzetto di lettere era quello di arrivare in un tempo indeterminato ( a luglio anche alle poste gli impiegati passano il tempo a guardare i siti web di Last Minute e voli Low cost, anche se la leggenda narra che questo succeda anche in tutto il resto dell’anno ) alla destinazione riportata sul retro della busta, sotto il francobollo per l’esattezza. Alle volte, però, l’inesorabile non è sufficientemente inesorabile e centinaia di buste da lettera, contenenti centinaia di curriculum di centinaia di speranzosi Marcelli si perdono nel limbo del sistema postale per sempre o, per abbastanza tempo da far sì che a volte molti lavori per cui ci si era candidati, una volta recapitata la lettera, non esistano più, come a volte non esistono più le persone che le hanno spedite, o siano esse già in pensione.
Le lettere di Marcello arrivarono quasi tutte...
A questo punto però, come delle tartarughine marine che, appena nate, dalla spiaggia devono compiere la loro corsa verso il mare e, durante questo tragitto vengono sterminate da ogni sorta di predatore, così i curricula devono superare una serie di ostacoli: il primo ostacolo è che essi non si schiudano, dato che non succede proprio come per le uova di gallina, non c’è bisogno di qualcuno che li fecondi, ma di qualcuno che li apra, altrimenti la pena è la morte del curriculum stesso. Interviene il peggior predatore del curriculum, chiamato “Cestino”, che lo divora in un sol boccone.
Il secondo, ma non meno terribile ostacolo che essi devono superare è duplice: si tratta di due fratelli di cui uno non dorme quasi mai, si chiama “Ignorami” e ha molto più potere di quel fratello che dorme continuamente e si sveglia solo in quei pochi attimi in cui l’altro si assopisce e si chiama “Considerami”.
Ignorami è solito dare sempre in pasto a Cestino i curricula, Considerami lo fa quasi sempre ma dopo una agonia più lunga.
Ma non sempre... a volte qualcuno si salva.
C’è solo un curriculum che arriva sempre quando Ignorami dorme e conosce tanto bene Considerami da essere trattato come un ospite di riguardo, si chiama “Raccomandato”, che è il fratello maggiore dell’ugualmente riconosciuto “Segnalato”.
A volte il curriculum può non “raggiungere il mare” semplicemente perchè pensava di trovarsi su una spiaggia mentre in realtà era nel deserto: è il caso di tutte quelle aziende che affidano ad agenzie di lavoro temporaneo o società di selezione il compito di trovare il personale per popolare gli uffici e le fabbriche e non prende neanche in considerazione di sporcare le sedie con stupidi candidati.
Alle volte i curricula pur avendo trovato sveglio Considerami e non essendo stati dati in pasto a Cestino, appartengono a candidati con capacità inferiori alle aspettative e non sono considerati adatti per lavorare in azienda.
Alle volte appartengono a candidati con capacità superiori alle aspettative e non sono considerati adatti per lavorare in azienda.
Delle volte le società non assumono proprio e al loro interno ci sono solo tirocinanti, stagisti e volontari.
Nel caso di Marcello avvenne una vera e propria strage, Ignorami non si addormentò quasi mai e Considerami fu davvero spietato, con grande gioia del fido Cestino che fece grandi scorpacciate....
Ma non proprio su tutti i fronti andò male... infatti una piccola aziendina che si occupava di inscatolare e sciroppare frutta, si trovava in quel periodo in una situazione molto particolare, le due segretarie erano entrambe in maternità, così come anche la ragazza che le aveva sostituite, e il proprietario nonchè direttore, avendo dichiarato guerra aperta alle pari opportunità, decise di chiamare Marcello per un colloquio conoscitivo, sperando che almeno fosse gay, in modo da non crearsi troppi problemi, in caso di assunzione, ogni volta che gli avrebbe chiesto di fare dei caffè, bagnare le piante o dare una spolverata...
La preparazione al colloquio
Il direttore dell’aziendina, il dott. Brambilla, che in realtà non era un dott. ma il titolo gli sembrava di meritarlo per aver inscatolato e sciroppato frutta dall’età di 15 anni, senza più una segretaria a causa delle pari opportunità, chiamò di persona Marcello per fissare la data per un colloquio.
Marcello non stava più nella pelle, avevano preso appuntamento per il lunedì della settimana successiva e il giovane già fantasticava su un’assunzione, sulla carriera, e non gli sembrava vero di poter iniziare la propria vita da adulto, da lavoratore che torna stanco a casa la sera, che ha i soldi per poter comprare gli accessori per la propria autovettura e il cellulare polifonico...
Inoltre non doveva più privarsi il mese successivo di un paio di birre medie per comprare francobolli per spedire i curriculum alle aziende con l’iniziale dalla G alla Z.
Si poneva però ora il problema, non trascurabile, di come potersi presentare al colloquio, in realtà la prima preoccupazione non era rivolta al “come comportarsi”, ma al “come vestirsi”.
Anche in questo caso esiste un dilettantismo e un professionismo nel vestirsi da colloquio, ma, se non si vuole incappare in errori, la dura legge del colloquio dice: In caso di incertezza sii formale. Ed è grazie a questa legge che nei negozi di abbigliamento maschile vanno a ruba gli abiti dal grigio scuro al grigio scuro-scuro, i vestiti degli altri colori rimangono negli scaffali e ogni tanto durante i saldi qualche eccentrico ne acquista uno. Le donne hanno qualche possibilità in più nella scelta delle tonalità...
Marcello però questa legge non la conosceva e, non volendo utilizzare i soldi datigli apposta dai genitori per un abito che pensava non avrebbe utilizzato molto spesso, cercò di riadattare ciò che si sarebbe sempre voluto comprare ma non aveva i soldi, ad abito finto-elegante.
Comprò dei jeans neri con le cuciture storte alla moda, che, dato il colore scuro, nell’immaginario giovanile erano eleganti, una camicia sancrata sui fianchi e una giacca bianca con dietro scritto a lettere cubitali il nome del paese in cui viveva, scelta che giustificava ai genitori e a se stesso dicendo che gli imprenditori credono nella riqualificazione del proprio territorio e la scritta era simbolo di campanilismo.
Le scarpe erano a punta simil-classiche.
Era un’eleganza riadattata.
Ora doveva solo preoccuparsi di essere puntuale, pulito, sbarbato, non troppo rilassato nè troppo rigido, gentile ma non umile, interessato ma non supplichevole, educato al punto giusto, motivato ma non troppo ambizioso, ottimista, concreto, spigliato, orientato alla mansione, allegro ma non troppo, forse anche un po’ leader.
Solo semplici dettagli....
Marcello va al colloquio
Finalmente il grande giorno arrivò, era luglio, come all’inizio della storia si era detto... e faceva un gran caldo, i genitori di Marcello erano partiti per le vacanze il giorno prima portandosi via l’automobile e l’unico mezzo di trasporto disponibile era l’autobus.
Marcello era teso come una corda di violino, l’aziendina dove doveva recarsi si trovava nel paese di fianco a quello dove viveva. Uscì di casa con largo anticipo e si diresse verso la fermata dove avrebbe preso il mezzo che lo avrebbe condotto a destinazione, ma una volta giuntovi trovò un cartello attaccato alla palina degli orari, che segnalava per quel giorno uno sciopero indetto dal sindacato dei ferrotranvieri...
Marcello iniziò a imprecare citando tutti i santi da lui conosciuti, alcuni anche di sua invenzione, finchè rassegnato ma non disperato guardò l’orologio e calcolò che se avesse camminato di buon passo e fosse passato dal bosco che divideva i due paesi e non dalla strada principale sarebbe riuscito ugualmente ad arrivare in orario.
La decisione era presa... sarebbe passato dal bosco come Cappuccetto Rosso.
Iniziò a camminare il più velocemente possibile e, a causa del sole cocente iniziò a sudare come una fontana... ciò lo rendeva nervoso perchè sapeva che il suo odore sarebbe presto mutato nonostante il profumo di un famoso stilista di cui era cosparso.
Iniziò però ad annuvolarsi... era un bene? Non lo era? Il vento aveva cambiato direzione, l’aria si faceva più fresca e, non appena Marcello fu in prossimità della stradina che portava al bosco iniziò un violento temporale estivo.
Questo non era sicuramente un bene, era una situazione imprevedibile e non avrebbe certo facilitato il viaggio del nostro amico.
Per un momento Marcello pensò che se fosse tornato a casa e avesse telefonato al dott. Brambilla lui avrebbe capito la situazione e gli avrebbe fissato un nuovo appuntamento, ma d’altra parte se fosse arrivato al colloquio nonostante tutte le disavventure che stava attraversando, il direttore dell’aziendina avrebbe sicuramente riconosciuto il suo valore e lo avrebbe assunto.
Imboccò la stradina per il bosco, la pioggia mista al sudore lo rendevano zuppo e maleodorante, il fango che si andava producendo sulla strada sterrata gli insozzavano le scarpe appuntite e i pantaloni neri con le cuciture storte di moda quell’anno...
Marcello era quasi in prossimità del bosco e sentiva una gran rabbia crescere dentro di sè, camminava sempre più veloce finchè non arrivò dove iniziava il bosco e con grande sorpresa, mista a grande incredulitàsi accorse che....
La fine della stradina che conduce al bosco ( prima versione)
Arrivato alla fine della stradina che conduce al bosco Marcello infuriato dal suo avverso destino si accorse, come si diceva prima, con grande stupore, che il bosco non c’era più...
Qualcuno lo aveva raso al suolo... rimanevano solo dei ceppi tagliati che spuntavano dal terreno...
Marcello iniziò a percorrere la landa desolata dicendo ad alta voce:- Maledetta natura... ora sì che rido, hai ben da prendertela con me che non ti ho fatto nulla facendomi sudare, bagnandomi e sporcandomi di dannato fango, facendomi arrivare in modo impresentabile al colloquio che potrebbe cambiare la mia vita... proprio con me che non ti ho fatto nulla! Ma ti prometto che se ne avrò l’occasione farò sicuramente qualcosa per meritare il tuo odio, anzi, forse se farò qualcosa contro di te avrai timore e non mi renderai la vita tanto difficile.... –
E così dicendo continuava a camminare e imprecare.
Ad un tratto Marcello vide che in mezzo alla pianura un albero era sopravvissuto alla strage, ai suoi piedi era appoggiata una scure e poco lontano un ometto in giacca e cravatta fumava una sigaretta guardandolo.
Marcello, accecato dall’odio, si diresse verso l’albero non facendo caso all’ometto, lo guardò: era un pesco e i frutti maturi facevano pendere i rami a causa del loro peso, su uno di questi rami c’era un nido con degli uccellini appena nati al proprio interno, che cinguettavano per la fame.
Continuò inoltre dicendo:- Avrei proprio bisogno di un ragazzo giovane e intraprendente come te nel mio settore... ti propongo un contratto di apprendistato... sai, per gli sgravi fiscali...-
Marcello accettò, inizialmente con questo contratto non guadagnava molto ma con i trenta stipendi incassati acquistò una sport utility wagon di una prestigiosa casa automobilistica e col passare degli anni, con i consigli dell’ometto divenne anch’egli piccolo imprenditore.
Intanto il dott. Brambilla, ormai deluso sia dalle pari opportunità che da Marcello, che non era mai arrivato al colloquio, assunse un segretario gay che conobbe in un locale particolare scoperto grazie a un giornale di annunci.
Faceva un ottimo caffè.
La fine della stradina che conduce al bosco ( seconda versione )
Arrivato alla fine della stradina che conduce al bosco Marcello infuriato a causa del suo avverso destino si accorse, come si diceva prima, con grande stupore, che il bosco non c’era più...
- Diamine!- Disse – Chi ha fatto questo macello! –
E mentre camminava osservava che l’unica cosa che poteva ricordare a chi fosse passato da lì che in precedenza vi era un bosco, erano i ceppi tagliati che spuntavano da terra.
E mentre a passo celere si dirigeva verso l’aziendina ormai fradicio pensava:- Certo che è proprio paradossale, la natura se la prende con me che non ho mai fatto nulla per nuocerle e cerca in tutti i modi di ostacolare il mio cammino facendomi sudare, bagnare dalla pioggia e sporcare di fango, per non parlare della possibilità che tutto ciò causi il mio ritardo al colloquio col dott. Brambilla, e sicuramente le persone che hanno distrutto il bosco saranno a casa all’asciutto o al mare in vacanza grazie ai soldi guadagnati dal disboscamento... La natura è crudele con me...-
Ad un certo punto l’attenzione di Marcello fu attirata da un bellissimo pesco, carico di frutti e con un nido di uccellini che cinguettavano affamati su un ramo. Ai piedi dell’albero si trovava una scure e poco distante un ometto osservava la pianta fumando una sigaretta.
Marcello pensò: - Probabilmente i boscaioli torneranno ad abbatterlo... è l’ultimo, strano che non lo abbiano già fatto... quegli uccellini non avranno una vita molto lunga... – e senza fermarsi si diresse verso il colloquio che lo attendeva.
Vano fu il tentativo dell’ometto che lo rincorse con in mano un biglietto da visita urlandogli:- Ragazzo, sono un piccolo imprenditore, ho un lavoro da proporti... un contratto di apprendistato...- A cui Marcello rispose: - Ficcatelo nel c... il tuo contratto di apprendistato sfruttatore!-
Ed arrivò alla fabbrichetta di frutta sciroppata e conobbe il dott. Brambilla a cui piacque molto.
Fu assunto inizialmente come segretario, ma col tempo fece carriera, un ragazzo gay prese il suo posto di segretario e Marcello divenne direttore di produzione e quando il dott. Brambilla non ebbe più la voglia di lavorare, ma soprattutto l’età non glie lo permise più, Marcello rilevò l’aziendina e divenne dott. Marcello, anche se nemmeno lui era laureato. Ereditò il titolo.
Il piccolo imprenditore abbattè da solo il pesco senza pagare nessuno per farlo, e con i soldi che aveva risparmiato acquistò una sport utility wagon di una prestigiosa casa automobilistica, gli uccellini morirono.
Ma questo è il destino.
La fine della stradina che conduce al bosco ( terza versione )
Arrivato alla fine della stradina che conduce al bosco Marcello infuriato dal suo avverso destino si accorse, come si diceva prima, con grande stupore, che il bosco non c’era più...
Era stato distrutto dall’uomo, tutti gli alberi erano stati abbattuti e rimanevano solo dei ceppi che spuntavano dal terreno, a testimonianza di ciò che era in quel luogo in un passato non troppo distante.
Marcello continuava a camminare nel fango e ormai non faceva più caso alla sua disgraziata situazione. Era bagnato fradicio, probabilmente sarebbe arrivato in ritardo al colloquio e avrebbe fatto una brutta figura a causa del modo in cui si sarebbe presentato, ma in quel momento tutto questo passò in secondo piano. Era ferito dal destino che quelle povere piante avevano subìto e dentro di sè pensava: - Certo che se la natura può esserci avversa in alcuni momenti ne ha forse tutto il diritto dato che noi uomini ci comportiamo con lei atrocemente... se solo fossimo un po’ più umani...-
E così dicendo rallentò il passo, e mentre camminava continuava a guardare la landa triste.
Ad un tratto scorse in lontananza un albero, l’unico superstite, vi corse incontro e quando fu vicino alla pianta vide che per terra, ai suoi piedi, c’era un’accetta e poco lontano un ometto fumando osservava la scena. Marcello pensando che l’ometto fosse l’artefice del disboscamento prese l’ascia e iniziò a rincorrerlo infuriato, ma non lo prese... Tornò indietro e si accorse che si trovava di fronte ad un bellissimo pesco carico di frutti maturi, su un ramo c’era un nido con dentro alcuni uccellini affamati. Marcello staccò un frutto, lo mangiò... era molto buono. Cercò nella terra qualche vermetto, si arrampicò sulla pianta e lo diede da mangiare agli uccellini.
Marcello rimase vicino al pesco, ormai era in ritardo per il colloquio, decise di non andare e rimase fermo. L’ometto tornò dopo alcune ore e vedendo Marcello ancora sotto il pesco urlò da lontano di essere un piccolo imprenditore e di avere un lavoro per lui, ma Marcello impugnò nuovamente l’ascia e non appena l’ometto vide questo, scappo via e non tornò più.
Marcello temendo che qualcuno potesse fare del male al pesco si costruì una capanna sotto il suo fusto e rimase a vivere là.
Il pesco grato al giovane dell’aiuto iniziò a far maturare una gran quantità di pesche tutto l’anno che Marcello vendeva al mercato e, essendo l’unico ad averle anche a dicembre guadagnava molto bene.
Gli uccellini crebbero e una volta imparato a volare migrarono.
Il piccolo imprenditore diventò socio del dott. Brambilla e, con i soldi risparmiati dalle paghe dei boscaioli che non avevano portato a termine il disboscamento acquistarono un potente PC che sostituiva appieno una qualsiasi segretaria, tranne che per il caffè, ed una sport utility wagon che utilizzavano per andare in un locale ambiguo che avevano conosciuto grazie ad un giornale di annunci...
La fine della stradina che conduce al bosco ( quarta versione )
Arrivato alla fine della stradina che conduce al bosco Marcello infuriato dal suo avverso destino si accorse, come si diceva prima, con grande stupore, che il bosco non c’era...
Era un’atmosfera surreale, e man mano che Marcello percorreva questa pianura vuota si accorse di sentirsi strano, inizialmente era partito da casa di tutta fretta per andare ad un colloquio di lavoro, ma poi la natura avversa aveva cercato di renderlo impresentabile prima facendolo sudare per mezzo del sole cocente, poi lo aveva inzuppato grazie alla pioggia, poi sporcato di fango, ed ora era in mezzo ad un bosco che non c’era, tutto bagnato e infreddolito.
Marcello continuava a camminare, non sapeva se la strada era quella giusta, ma vagava... il suo passo era lento, non certo il passo di una persona decisamente in ritardo....
Ad un tratto vide in lontananza un riflesso... si avvicinò... era un’ accetta, ma non si capiva a cosa potesse servire, dato che il bosco non c’era e non sembrava esserci mai stato.
Vicino all’ascia, per terra giaceva un nido, con all’interno degli uccellini affamati che cinguettavano.
Marcello non si ricordava nemmeno più dell’aziendina e del dott. Brambilla, prese l’accetta, diede alcuni colpi sul suolo per smuovere la terra, poi si chinò e iniziò a scavare.
Una volta che ritenne di aver scavato una buca abbastanza profonda si tolse le scarpe a punta, si rimboccò i pantaloni e vi mise i piedi dentro. Chiuse il buco, prese il nido in mano e rimase ad aspettare.
Pian piano sentì che le dita dei suoi piedi facevano presa e le sue braccia, che sostenevano il nido, non facevano più fatica, si stavano irrigidendo. Nel giro di qualche giorno Marcello divenne un pesco.
Il sole che prima lo faceva sudare così odiosamente, facendolo puzzare, ora gli dava la forza di crescere, e far maturare i frutti, la stessa cosa faceva la pioggia, mentre il fango, che prima gli sporcava i vestiti ora fungeva da riserva d’acqua nei periodi in cui non c’erano precipitazioni.
Marcello non conobbe mai il dott. Brambilla nè vide mai l’ometto piccolo imprenditore, non dovette mai affrontare un colloquio di lavoro, guadagnare denaro, avere leadership e automobili costose, nè frequentare locali ambigui trovati su giornali di annunci.
Gli uccellini che vivevano sull’albero Marcello divennero grandi e volarono via.
FINE
P.S. E tu che Marcello sei.... quello che odia, quello che ignora, quello che ama o quello che è.... l’albero?.... Quanta parte di ogni Marcello c’è in te!?
C’era una volta... Marcello, o meglio, essendo questa una storia moderna, potremmo dire per esempio... c’era un oggi, anzi, c’è oggi, o domani, oppure ci sarebbe potuto essere, ammesso che sia mai esistito, se non nella fantasia, o nei luoghi comuni... insomma... Marcello...
Forse sarebbe meglio iniziare il racconto in un modo un po’ più informale, senza ricorrere sempre all’abusata formula “C’era una volta”. Iniziamo col soggetto protagonista...
...Marcello era un ragazzo di circa diciotto anni, aveva un carattere tranquillo e durante gli studi non aveva mai avuto grossi problemi, se ne deduce che benchè non fosse uno scienziato non era neanche del tutto stupido... era nella media... come nella media era la sua altezza, il suo tenore di vita, la grandezza della sua casa e del paese in cui viveva. Una persona normale che conduceva una vita normale. Dopo la scuola come tutti i ragazzi normali frequentava i suoi amici, faceva sport, andava nei prati col suo cane, usciva il sabato sera e tornava tardi, usciva le altre sere e tornava un po’ più presto, e a volte, come ogni ragazzo normale studiava anche.
Marcello viveva con i genitori e un fratello più piccolo in un paese che prima ho definito “nella media” rischiando di destare nei lettori più attenti la domanda: - Ma quale sarebbe la grandezza di un paese “nella media”? – La risposta è: - Quella che nel nostro immaginario è la grandezza media di un paese! – Magari per un abitante di New York sarà un paesino di otto milioni di abitanti, per chi invece abita in una piccola frazione sarà magari di 80 abitanti, la stessa cosa vale per l’altezza media se la si chiede a un Vatusso e a un Pigmeo, Il reddito se lo si chiede a un politico e a un lavoratore interinale, la grandezza della casa se la si chiede a un calciatore e a un terremotato che vive da 20 anni in un container ecc... E’ una favola, abbiamo il diritto-dovere di lavorare un minimo con la fantasia, quando faranno il film potrete stare imbambolati lasciando che sia il regista a decidere in quanti metri quadri vive il calciatore medio.... ma questa è un’altra faccenda.
Torniamo a Marcello... la storia inizia quando egli, finita la scuola superiore, assolto l’obbligo scolastico, stanco di passare il tempo sui libri, decide di non iscriversi all’Università, come invece tutti i suoi amici intenzionati a non prendere ancora in mano le redini del proprio destino avevano fatto, e inizia a cercare un lavoro.
Il periodo non era il più propizio: era luglio e, come è nella natura umana, nelle aziende come negli enti pubblici, a partire dal direttore, per finire ai fattorini, il pensiero più frequente è rivolto alle tanto sospirate vacanze, tanto che, i siti internet più consultati durante le ore di lavoro non sono certo quelli per “gli addetti” ma sono quelli dei viaggi Last minute o dei voli Low cost. Allo stesso modo la capacità decisionale alle volte tende allo zero e tutto il rimandabile viene preso in considerazione a settembre, quando lo stress è stato scaricato e ci si è ritemprati in qualche località esotica.
Ma il ragazzo ancora fresco di studi questo non lo sapeva...
Il Curriculum
La prima cosa da affrontare era la scrittura del curriculum, cosa che si può compilare a tanti livelli, è come il biliardo. Un giocatore inesperto si preoccupa di tenere in mano la stecca correttamente, di colpire la propria biglia, e che essa tocchi quella dell’avversario... se essa andrà a fare punti o se le due biglie una volta ferme si troveranno in una posizione strategica non sfiora minimamente la mente del novizio... per non parlare del gioco di sponda che sembra pura fantascienza. Il giocatore esperto invece dà ormai per scontato tutta una serie di cose e la sua attenzione si focalizza invece sul punteggio, sulla copertura ( quando le biglie non sono a diretto contatto ma bisogna giocare di sponda, in modo il tiri per l’avversario più complicato) e, se si vuole essere davvero virtuosi, sulla spettacolarità del tiro, puro vezzo del professionista.
Allo stesso modo il compilatore di curriculum può vantare di diversi gradi di bravura, i peggiori , i più inesperti, otterranno un “minestrone di dati”, in cui il riuscire ad estrapolare le notizie essenziali per valutare il profilo del candidato è affidato alla bravura di chi lo legge, questo naturalmente è il primo livello, fino ad arrivare ad una sorta di professionismo, tanto che grazie a piccole minuzie e aggiustamenti, il curriculum conterrà esattamente i requisiti richiesti dall’azienda, sarà preciso e di facile lettura e, come il campione di biliardo si pavoneggerà dopo aver fatto un tiro da sei sponde arrivato a segno, così si sentirà lo scrittore di curriculum senior dopo aver ricevuto i complimenti per l’impaginazione originale e la grafica accattivante...
Il curriculum di Marcello, non sapendo di non sapere, risultò poco più di un sincero e genuino minestrone fatto con le verdure fresche dell’orto.
Fu stampato in più copie e mandato a caso a tutte le aziende dalla A alla F della zona, senza specificare neanche il tipo di lavoro che Marcello era disposto a svolgere... in effetti l’unica cosa che sembrava volesse dire era: IO ESISTO!. Era a metà tra un curriculum e un grido d’aiuto chiuso in una bottiglia e lanciato in mare alla deriva.
Perchè nelle aziende dalla A alla F e non, dato che c’era, arrivare in fondo fino alla lettera Z?
Perchè la sera prima di spedire le buste Marcello l’ aveva passata in una birreria e il giorno dopo gli averi mensili del giovane non coprivano tutto l’alfabeto... Ma si era ripromesso di pensarci il mese successivo a finire il lavoro.
L’aziendina
Una volta imbucate, il solo, unico e inesorabile destino di quel mazzetto di lettere era quello di arrivare in un tempo indeterminato ( a luglio anche alle poste gli impiegati passano il tempo a guardare i siti web di Last Minute e voli Low cost, anche se la leggenda narra che questo succeda anche in tutto il resto dell’anno ) alla destinazione riportata sul retro della busta, sotto il francobollo per l’esattezza. Alle volte, però, l’inesorabile non è sufficientemente inesorabile e centinaia di buste da lettera, contenenti centinaia di curriculum di centinaia di speranzosi Marcelli si perdono nel limbo del sistema postale per sempre o, per abbastanza tempo da far sì che a volte molti lavori per cui ci si era candidati, una volta recapitata la lettera, non esistano più, come a volte non esistono più le persone che le hanno spedite, o siano esse già in pensione.
Le lettere di Marcello arrivarono quasi tutte...
A questo punto però, come delle tartarughine marine che, appena nate, dalla spiaggia devono compiere la loro corsa verso il mare e, durante questo tragitto vengono sterminate da ogni sorta di predatore, così i curricula devono superare una serie di ostacoli: il primo ostacolo è che essi non si schiudano, dato che non succede proprio come per le uova di gallina, non c’è bisogno di qualcuno che li fecondi, ma di qualcuno che li apra, altrimenti la pena è la morte del curriculum stesso. Interviene il peggior predatore del curriculum, chiamato “Cestino”, che lo divora in un sol boccone.
Il secondo, ma non meno terribile ostacolo che essi devono superare è duplice: si tratta di due fratelli di cui uno non dorme quasi mai, si chiama “Ignorami” e ha molto più potere di quel fratello che dorme continuamente e si sveglia solo in quei pochi attimi in cui l’altro si assopisce e si chiama “Considerami”.
Ignorami è solito dare sempre in pasto a Cestino i curricula, Considerami lo fa quasi sempre ma dopo una agonia più lunga.
Ma non sempre... a volte qualcuno si salva.
C’è solo un curriculum che arriva sempre quando Ignorami dorme e conosce tanto bene Considerami da essere trattato come un ospite di riguardo, si chiama “Raccomandato”, che è il fratello maggiore dell’ugualmente riconosciuto “Segnalato”.
A volte il curriculum può non “raggiungere il mare” semplicemente perchè pensava di trovarsi su una spiaggia mentre in realtà era nel deserto: è il caso di tutte quelle aziende che affidano ad agenzie di lavoro temporaneo o società di selezione il compito di trovare il personale per popolare gli uffici e le fabbriche e non prende neanche in considerazione di sporcare le sedie con stupidi candidati.
Alle volte i curricula pur avendo trovato sveglio Considerami e non essendo stati dati in pasto a Cestino, appartengono a candidati con capacità inferiori alle aspettative e non sono considerati adatti per lavorare in azienda.
Alle volte appartengono a candidati con capacità superiori alle aspettative e non sono considerati adatti per lavorare in azienda.
Delle volte le società non assumono proprio e al loro interno ci sono solo tirocinanti, stagisti e volontari.
Nel caso di Marcello avvenne una vera e propria strage, Ignorami non si addormentò quasi mai e Considerami fu davvero spietato, con grande gioia del fido Cestino che fece grandi scorpacciate....
Ma non proprio su tutti i fronti andò male... infatti una piccola aziendina che si occupava di inscatolare e sciroppare frutta, si trovava in quel periodo in una situazione molto particolare, le due segretarie erano entrambe in maternità, così come anche la ragazza che le aveva sostituite, e il proprietario nonchè direttore, avendo dichiarato guerra aperta alle pari opportunità, decise di chiamare Marcello per un colloquio conoscitivo, sperando che almeno fosse gay, in modo da non crearsi troppi problemi, in caso di assunzione, ogni volta che gli avrebbe chiesto di fare dei caffè, bagnare le piante o dare una spolverata...
La preparazione al colloquio
Il direttore dell’aziendina, il dott. Brambilla, che in realtà non era un dott. ma il titolo gli sembrava di meritarlo per aver inscatolato e sciroppato frutta dall’età di 15 anni, senza più una segretaria a causa delle pari opportunità, chiamò di persona Marcello per fissare la data per un colloquio.
Marcello non stava più nella pelle, avevano preso appuntamento per il lunedì della settimana successiva e il giovane già fantasticava su un’assunzione, sulla carriera, e non gli sembrava vero di poter iniziare la propria vita da adulto, da lavoratore che torna stanco a casa la sera, che ha i soldi per poter comprare gli accessori per la propria autovettura e il cellulare polifonico...
Inoltre non doveva più privarsi il mese successivo di un paio di birre medie per comprare francobolli per spedire i curriculum alle aziende con l’iniziale dalla G alla Z.
Si poneva però ora il problema, non trascurabile, di come potersi presentare al colloquio, in realtà la prima preoccupazione non era rivolta al “come comportarsi”, ma al “come vestirsi”.
Anche in questo caso esiste un dilettantismo e un professionismo nel vestirsi da colloquio, ma, se non si vuole incappare in errori, la dura legge del colloquio dice: In caso di incertezza sii formale. Ed è grazie a questa legge che nei negozi di abbigliamento maschile vanno a ruba gli abiti dal grigio scuro al grigio scuro-scuro, i vestiti degli altri colori rimangono negli scaffali e ogni tanto durante i saldi qualche eccentrico ne acquista uno. Le donne hanno qualche possibilità in più nella scelta delle tonalità...
Marcello però questa legge non la conosceva e, non volendo utilizzare i soldi datigli apposta dai genitori per un abito che pensava non avrebbe utilizzato molto spesso, cercò di riadattare ciò che si sarebbe sempre voluto comprare ma non aveva i soldi, ad abito finto-elegante.
Comprò dei jeans neri con le cuciture storte alla moda, che, dato il colore scuro, nell’immaginario giovanile erano eleganti, una camicia sancrata sui fianchi e una giacca bianca con dietro scritto a lettere cubitali il nome del paese in cui viveva, scelta che giustificava ai genitori e a se stesso dicendo che gli imprenditori credono nella riqualificazione del proprio territorio e la scritta era simbolo di campanilismo.
Le scarpe erano a punta simil-classiche.
Era un’eleganza riadattata.
Ora doveva solo preoccuparsi di essere puntuale, pulito, sbarbato, non troppo rilassato nè troppo rigido, gentile ma non umile, interessato ma non supplichevole, educato al punto giusto, motivato ma non troppo ambizioso, ottimista, concreto, spigliato, orientato alla mansione, allegro ma non troppo, forse anche un po’ leader.
Solo semplici dettagli....
Marcello va al colloquio
Finalmente il grande giorno arrivò, era luglio, come all’inizio della storia si era detto... e faceva un gran caldo, i genitori di Marcello erano partiti per le vacanze il giorno prima portandosi via l’automobile e l’unico mezzo di trasporto disponibile era l’autobus.
Marcello era teso come una corda di violino, l’aziendina dove doveva recarsi si trovava nel paese di fianco a quello dove viveva. Uscì di casa con largo anticipo e si diresse verso la fermata dove avrebbe preso il mezzo che lo avrebbe condotto a destinazione, ma una volta giuntovi trovò un cartello attaccato alla palina degli orari, che segnalava per quel giorno uno sciopero indetto dal sindacato dei ferrotranvieri...
Marcello iniziò a imprecare citando tutti i santi da lui conosciuti, alcuni anche di sua invenzione, finchè rassegnato ma non disperato guardò l’orologio e calcolò che se avesse camminato di buon passo e fosse passato dal bosco che divideva i due paesi e non dalla strada principale sarebbe riuscito ugualmente ad arrivare in orario.
La decisione era presa... sarebbe passato dal bosco come Cappuccetto Rosso.
Iniziò a camminare il più velocemente possibile e, a causa del sole cocente iniziò a sudare come una fontana... ciò lo rendeva nervoso perchè sapeva che il suo odore sarebbe presto mutato nonostante il profumo di un famoso stilista di cui era cosparso.
Iniziò però ad annuvolarsi... era un bene? Non lo era? Il vento aveva cambiato direzione, l’aria si faceva più fresca e, non appena Marcello fu in prossimità della stradina che portava al bosco iniziò un violento temporale estivo.
Questo non era sicuramente un bene, era una situazione imprevedibile e non avrebbe certo facilitato il viaggio del nostro amico.
Per un momento Marcello pensò che se fosse tornato a casa e avesse telefonato al dott. Brambilla lui avrebbe capito la situazione e gli avrebbe fissato un nuovo appuntamento, ma d’altra parte se fosse arrivato al colloquio nonostante tutte le disavventure che stava attraversando, il direttore dell’aziendina avrebbe sicuramente riconosciuto il suo valore e lo avrebbe assunto.
Imboccò la stradina per il bosco, la pioggia mista al sudore lo rendevano zuppo e maleodorante, il fango che si andava producendo sulla strada sterrata gli insozzavano le scarpe appuntite e i pantaloni neri con le cuciture storte di moda quell’anno...
Marcello era quasi in prossimità del bosco e sentiva una gran rabbia crescere dentro di sè, camminava sempre più veloce finchè non arrivò dove iniziava il bosco e con grande sorpresa, mista a grande incredulitàsi accorse che....
La fine della stradina che conduce al bosco ( prima versione)
Arrivato alla fine della stradina che conduce al bosco Marcello infuriato dal suo avverso destino si accorse, come si diceva prima, con grande stupore, che il bosco non c’era più...
Qualcuno lo aveva raso al suolo... rimanevano solo dei ceppi tagliati che spuntavano dal terreno...
Marcello iniziò a percorrere la landa desolata dicendo ad alta voce:- Maledetta natura... ora sì che rido, hai ben da prendertela con me che non ti ho fatto nulla facendomi sudare, bagnandomi e sporcandomi di dannato fango, facendomi arrivare in modo impresentabile al colloquio che potrebbe cambiare la mia vita... proprio con me che non ti ho fatto nulla! Ma ti prometto che se ne avrò l’occasione farò sicuramente qualcosa per meritare il tuo odio, anzi, forse se farò qualcosa contro di te avrai timore e non mi renderai la vita tanto difficile.... –
E così dicendo continuava a camminare e imprecare.
Ad un tratto Marcello vide che in mezzo alla pianura un albero era sopravvissuto alla strage, ai suoi piedi era appoggiata una scure e poco lontano un ometto in giacca e cravatta fumava una sigaretta guardandolo.
Marcello, accecato dall’odio, si diresse verso l’albero non facendo caso all’ometto, lo guardò: era un pesco e i frutti maturi facevano pendere i rami a causa del loro peso, su uno di questi rami c’era un nido con degli uccellini appena nati al proprio interno, che cinguettavano per la fame.
- Ora mi prendo la mia rivincita! – Disse - Poi prese l’ascia e abbattè l’albero.
- Che diavolo vuoi da me, non vedi che ho fretta, e poi chi diavolo sei!? – disse Marcello.
Continuò inoltre dicendo:- Avrei proprio bisogno di un ragazzo giovane e intraprendente come te nel mio settore... ti propongo un contratto di apprendistato... sai, per gli sgravi fiscali...-
Marcello accettò, inizialmente con questo contratto non guadagnava molto ma con i trenta stipendi incassati acquistò una sport utility wagon di una prestigiosa casa automobilistica e col passare degli anni, con i consigli dell’ometto divenne anch’egli piccolo imprenditore.
Intanto il dott. Brambilla, ormai deluso sia dalle pari opportunità che da Marcello, che non era mai arrivato al colloquio, assunse un segretario gay che conobbe in un locale particolare scoperto grazie a un giornale di annunci.
Faceva un ottimo caffè.
La fine della stradina che conduce al bosco ( seconda versione )
Arrivato alla fine della stradina che conduce al bosco Marcello infuriato a causa del suo avverso destino si accorse, come si diceva prima, con grande stupore, che il bosco non c’era più...
- Diamine!- Disse – Chi ha fatto questo macello! –
E mentre camminava osservava che l’unica cosa che poteva ricordare a chi fosse passato da lì che in precedenza vi era un bosco, erano i ceppi tagliati che spuntavano da terra.
E mentre a passo celere si dirigeva verso l’aziendina ormai fradicio pensava:- Certo che è proprio paradossale, la natura se la prende con me che non ho mai fatto nulla per nuocerle e cerca in tutti i modi di ostacolare il mio cammino facendomi sudare, bagnare dalla pioggia e sporcare di fango, per non parlare della possibilità che tutto ciò causi il mio ritardo al colloquio col dott. Brambilla, e sicuramente le persone che hanno distrutto il bosco saranno a casa all’asciutto o al mare in vacanza grazie ai soldi guadagnati dal disboscamento... La natura è crudele con me...-
Ad un certo punto l’attenzione di Marcello fu attirata da un bellissimo pesco, carico di frutti e con un nido di uccellini che cinguettavano affamati su un ramo. Ai piedi dell’albero si trovava una scure e poco distante un ometto osservava la pianta fumando una sigaretta.
Marcello pensò: - Probabilmente i boscaioli torneranno ad abbatterlo... è l’ultimo, strano che non lo abbiano già fatto... quegli uccellini non avranno una vita molto lunga... – e senza fermarsi si diresse verso il colloquio che lo attendeva.
Vano fu il tentativo dell’ometto che lo rincorse con in mano un biglietto da visita urlandogli:- Ragazzo, sono un piccolo imprenditore, ho un lavoro da proporti... un contratto di apprendistato...- A cui Marcello rispose: - Ficcatelo nel c... il tuo contratto di apprendistato sfruttatore!-
Ed arrivò alla fabbrichetta di frutta sciroppata e conobbe il dott. Brambilla a cui piacque molto.
Fu assunto inizialmente come segretario, ma col tempo fece carriera, un ragazzo gay prese il suo posto di segretario e Marcello divenne direttore di produzione e quando il dott. Brambilla non ebbe più la voglia di lavorare, ma soprattutto l’età non glie lo permise più, Marcello rilevò l’aziendina e divenne dott. Marcello, anche se nemmeno lui era laureato. Ereditò il titolo.
Il piccolo imprenditore abbattè da solo il pesco senza pagare nessuno per farlo, e con i soldi che aveva risparmiato acquistò una sport utility wagon di una prestigiosa casa automobilistica, gli uccellini morirono.
Ma questo è il destino.
La fine della stradina che conduce al bosco ( terza versione )
Arrivato alla fine della stradina che conduce al bosco Marcello infuriato dal suo avverso destino si accorse, come si diceva prima, con grande stupore, che il bosco non c’era più...
Era stato distrutto dall’uomo, tutti gli alberi erano stati abbattuti e rimanevano solo dei ceppi che spuntavano dal terreno, a testimonianza di ciò che era in quel luogo in un passato non troppo distante.
Marcello continuava a camminare nel fango e ormai non faceva più caso alla sua disgraziata situazione. Era bagnato fradicio, probabilmente sarebbe arrivato in ritardo al colloquio e avrebbe fatto una brutta figura a causa del modo in cui si sarebbe presentato, ma in quel momento tutto questo passò in secondo piano. Era ferito dal destino che quelle povere piante avevano subìto e dentro di sè pensava: - Certo che se la natura può esserci avversa in alcuni momenti ne ha forse tutto il diritto dato che noi uomini ci comportiamo con lei atrocemente... se solo fossimo un po’ più umani...-
E così dicendo rallentò il passo, e mentre camminava continuava a guardare la landa triste.
Ad un tratto scorse in lontananza un albero, l’unico superstite, vi corse incontro e quando fu vicino alla pianta vide che per terra, ai suoi piedi, c’era un’accetta e poco lontano un ometto fumando osservava la scena. Marcello pensando che l’ometto fosse l’artefice del disboscamento prese l’ascia e iniziò a rincorrerlo infuriato, ma non lo prese... Tornò indietro e si accorse che si trovava di fronte ad un bellissimo pesco carico di frutti maturi, su un ramo c’era un nido con dentro alcuni uccellini affamati. Marcello staccò un frutto, lo mangiò... era molto buono. Cercò nella terra qualche vermetto, si arrampicò sulla pianta e lo diede da mangiare agli uccellini.
Marcello rimase vicino al pesco, ormai era in ritardo per il colloquio, decise di non andare e rimase fermo. L’ometto tornò dopo alcune ore e vedendo Marcello ancora sotto il pesco urlò da lontano di essere un piccolo imprenditore e di avere un lavoro per lui, ma Marcello impugnò nuovamente l’ascia e non appena l’ometto vide questo, scappo via e non tornò più.
Marcello temendo che qualcuno potesse fare del male al pesco si costruì una capanna sotto il suo fusto e rimase a vivere là.
Il pesco grato al giovane dell’aiuto iniziò a far maturare una gran quantità di pesche tutto l’anno che Marcello vendeva al mercato e, essendo l’unico ad averle anche a dicembre guadagnava molto bene.
Gli uccellini crebbero e una volta imparato a volare migrarono.
Il piccolo imprenditore diventò socio del dott. Brambilla e, con i soldi risparmiati dalle paghe dei boscaioli che non avevano portato a termine il disboscamento acquistarono un potente PC che sostituiva appieno una qualsiasi segretaria, tranne che per il caffè, ed una sport utility wagon che utilizzavano per andare in un locale ambiguo che avevano conosciuto grazie ad un giornale di annunci...
La fine della stradina che conduce al bosco ( quarta versione )
Arrivato alla fine della stradina che conduce al bosco Marcello infuriato dal suo avverso destino si accorse, come si diceva prima, con grande stupore, che il bosco non c’era...
Era un’atmosfera surreale, e man mano che Marcello percorreva questa pianura vuota si accorse di sentirsi strano, inizialmente era partito da casa di tutta fretta per andare ad un colloquio di lavoro, ma poi la natura avversa aveva cercato di renderlo impresentabile prima facendolo sudare per mezzo del sole cocente, poi lo aveva inzuppato grazie alla pioggia, poi sporcato di fango, ed ora era in mezzo ad un bosco che non c’era, tutto bagnato e infreddolito.
Marcello continuava a camminare, non sapeva se la strada era quella giusta, ma vagava... il suo passo era lento, non certo il passo di una persona decisamente in ritardo....
Ad un tratto vide in lontananza un riflesso... si avvicinò... era un’ accetta, ma non si capiva a cosa potesse servire, dato che il bosco non c’era e non sembrava esserci mai stato.
Vicino all’ascia, per terra giaceva un nido, con all’interno degli uccellini affamati che cinguettavano.
Marcello non si ricordava nemmeno più dell’aziendina e del dott. Brambilla, prese l’accetta, diede alcuni colpi sul suolo per smuovere la terra, poi si chinò e iniziò a scavare.
Una volta che ritenne di aver scavato una buca abbastanza profonda si tolse le scarpe a punta, si rimboccò i pantaloni e vi mise i piedi dentro. Chiuse il buco, prese il nido in mano e rimase ad aspettare.
Pian piano sentì che le dita dei suoi piedi facevano presa e le sue braccia, che sostenevano il nido, non facevano più fatica, si stavano irrigidendo. Nel giro di qualche giorno Marcello divenne un pesco.
Il sole che prima lo faceva sudare così odiosamente, facendolo puzzare, ora gli dava la forza di crescere, e far maturare i frutti, la stessa cosa faceva la pioggia, mentre il fango, che prima gli sporcava i vestiti ora fungeva da riserva d’acqua nei periodi in cui non c’erano precipitazioni.
Marcello non conobbe mai il dott. Brambilla nè vide mai l’ometto piccolo imprenditore, non dovette mai affrontare un colloquio di lavoro, guadagnare denaro, avere leadership e automobili costose, nè frequentare locali ambigui trovati su giornali di annunci.
Gli uccellini che vivevano sull’albero Marcello divennero grandi e volarono via.
FINE
P.S. E tu che Marcello sei.... quello che odia, quello che ignora, quello che ama o quello che è.... l’albero?.... Quanta parte di ogni Marcello c’è in te!?