Analisi dei Bisogni

La prima azione che un buon selezionatore deve fare è un bel colloquio approfondito con un responsabile aziendale. Solitamente la persona con cui si ha a che fare sarà chi si occupa di risorse umane, o nelle piccole realtà il direttore o il proprietario. Scopo dell'intervista è quello di capire chi sarà la persona che sarà assunta, di farne un identikit. Più cose sappiamo sulla persona che dovremo selezionare e più il nostro lavoro sarà dettagliato e preciso. Più cose sappiamo su chi fa un lavoro simile, e lo fa bene e come piace all'azienda, più potremo orientare la nostra ricerca. Più tempo passiamo in azienda e più cose sappiamo e vediamo di essa, più capiamo le dinamiche che in essa si sono instaurate e possiamo cercare di capire quale candidato potrebbe entrarne serenamente e facilmente a far parte.
Ma non spingiamoci troppo nel teorico... una bella chiacchierata di un paio d'ore col vostro committente facendo le domande giuste vi indirizzerà già a capire come impostare le basi per la vostra ricerca.
Naturalmente una cosa molto importante è saper distinguere il bisogno reale dell'azienda dal bisogno comunicato, esplicitato, che spesso ci porta in una direzione improduttiva.
NB.... Le cose che scrivo sono il mio metodo di lavoro, non le ho inventate io, ma con un po' di teoria e tanta pratica me ne sono impadronito.... sono assolutamente confutabili, ma io mi trovo bene a lavorare così, dunque se un imprenditore in cerca di qualcuno da assumere arrivasse a leggere questa pagina sappia che io mi propongo in questa maniera....
Torniamo a noi.
Ogni azienda ha una propria identità, questo non è scritto su nessun mansionario, regolamento o circolare... ma esiste! Esiste come le impronte digitali che rendono ogni individuo unico, esiste a tal punto che la stessa azienda può essere il paradiso per qualcuno e l'inferno per altri. Tutto sta a capire se il "matching", l'incontro tra lavoratore e realtà aziendale può essere proficuo e portare frutti o al contrario essere arido e senza futuro.
Facciamo un piccolo esempio: una piccola azienda può essere molto destrutturata, un luogo in cui viene lasciata alle persone la libertà di prendere iniziative e portare avanti in autonomia progetti, rendendo conto al titolare solo dei risultati prodotti (ci agganciamo agli stili di leadership), con orari e giorni di lavoro flessibili, ecc... Se all'interno di questa realtà inseriamo una persona che per propria indole e modo di lavorare ha bisogno di procedure, iter da seguire, stabilità negli orari lavorativi... non avremo suggerito un inserimento corretto, e le cose non andranno bene o ci vorrà un grandissimo sforzo da parte del lavoratore per ristrutturare i propri schemi cognitivi sul lavoro con risultati non sempre così buoni... la stessa persona invece, se inserita in un contesto più strutturato e gerarchizzato potrà avere la possibilità di lavorare serenamente e dare all'azienda un grandissimo valore aggiunto. Questo a rafforzare la frase "L'uomo giusto al posto giusto" che non deve essere vista in maniera svalutativa, o da gergo militaresco, nè tanto meno da mercificatore di persone... anzi, è la frase che è alla base del presupposto di un guadagno reciproco in cui il lavoratore riesce a fare il lavoro che gli piace, lo fa bene, ha soddisfazione e riconoscimento nel farlo, e allo stesso tempo l'azienda funziona in maniera ottimale, senza tempi morti dovuti a inadeguatezze, senza errori.
Ma non spingiamoci troppo nel teorico... una bella chiacchierata di un paio d'ore col vostro committente facendo le domande giuste vi indirizzerà già a capire come impostare le basi per la vostra ricerca.
Naturalmente una cosa molto importante è saper distinguere il bisogno reale dell'azienda dal bisogno comunicato, esplicitato, che spesso ci porta in una direzione improduttiva.
NB.... Le cose che scrivo sono il mio metodo di lavoro, non le ho inventate io, ma con un po' di teoria e tanta pratica me ne sono impadronito.... sono assolutamente confutabili, ma io mi trovo bene a lavorare così, dunque se un imprenditore in cerca di qualcuno da assumere arrivasse a leggere questa pagina sappia che io mi propongo in questa maniera....
Torniamo a noi.
Ogni azienda ha una propria identità, questo non è scritto su nessun mansionario, regolamento o circolare... ma esiste! Esiste come le impronte digitali che rendono ogni individuo unico, esiste a tal punto che la stessa azienda può essere il paradiso per qualcuno e l'inferno per altri. Tutto sta a capire se il "matching", l'incontro tra lavoratore e realtà aziendale può essere proficuo e portare frutti o al contrario essere arido e senza futuro.
Facciamo un piccolo esempio: una piccola azienda può essere molto destrutturata, un luogo in cui viene lasciata alle persone la libertà di prendere iniziative e portare avanti in autonomia progetti, rendendo conto al titolare solo dei risultati prodotti (ci agganciamo agli stili di leadership), con orari e giorni di lavoro flessibili, ecc... Se all'interno di questa realtà inseriamo una persona che per propria indole e modo di lavorare ha bisogno di procedure, iter da seguire, stabilità negli orari lavorativi... non avremo suggerito un inserimento corretto, e le cose non andranno bene o ci vorrà un grandissimo sforzo da parte del lavoratore per ristrutturare i propri schemi cognitivi sul lavoro con risultati non sempre così buoni... la stessa persona invece, se inserita in un contesto più strutturato e gerarchizzato potrà avere la possibilità di lavorare serenamente e dare all'azienda un grandissimo valore aggiunto. Questo a rafforzare la frase "L'uomo giusto al posto giusto" che non deve essere vista in maniera svalutativa, o da gergo militaresco, nè tanto meno da mercificatore di persone... anzi, è la frase che è alla base del presupposto di un guadagno reciproco in cui il lavoratore riesce a fare il lavoro che gli piace, lo fa bene, ha soddisfazione e riconoscimento nel farlo, e allo stesso tempo l'azienda funziona in maniera ottimale, senza tempi morti dovuti a inadeguatezze, senza errori.